martedì 28 luglio 2009

RICORDANDO MASSIMO TROISI

"Ho come unico rimpianto quello di aver ritirato il David di Donatello ricevuto per Ricomincio da tre,il mio primo film.Avrei voluto esser insieme a quelli che non l’hanno ricevuto,insieme ad Adriano Celentano e Alvaro Vitali e non insieme a TUTTI”


Un altro artista sarebbe stato gratificato e avrebbe impugnato fiero quella statuetta,felice d’esser riconosciuto dall’establishment. Ma non Troisi. Non chi ha incarnato per anni la voce dei “figli di un dio minore” con l’amara lucidità di chi conosce a fondo la realtà.
Massimo Troisi non era tutti.Ricordarlo senza retorica è complesso.Per questo per non sporcar nulla della sua ingenua semplicità, spesso ci si affida al ricordo delle sue parole,espressioni,tic.
Chi lo ha seguito fin dagli inizi sa che Troisi sarrebe potuto esser un’altra illustre vittima della sindrome da napoletano verace;raccontare la propria città a volte può significare rimanere imprigionato in caratterizzazioni e clichè che per motivi geografici non possono esser compresi da tutti.
Ma chi è un vero genio nell’anima anche se parla di camorra,dei vicoli di Forcella,di disoccupazione riesce a comunicare ad un utenza illimitata,attraverso il puro linguaggio dell’arte.
In questo modo Napoli è diventata per Troisi il punto di partenza,il modo per esportare un modello umano valido in qualsiasi città del mondo.
Le differenze,le ferite sociali,le lotte tra partiti,la povertà esistono in qualsiasi luogo del mondo.Ed esistono in Italia;che però ha anche cose belle,come ad esempio quel suono delle onde del mare registrato da Mario su un nastro nello splendido finale de “Il postino”,che qui ricordiamo.Noi lo ricordiamo qui,cosi come ricordiamo Troisi,con la minor retorica possibile.



“Carissimo Don Pablo, è Mario, spero che non vi siete scordato di me. Va beh, comunque, niente. Vi ricordate che una volta voi m'avete chiesto di raccontare una cosa bella della mia terra ai vostri amici e che a me non mi veniva niente? adesso lo so, perciò vi voglio mandare questo nastro che potete far sentire pure ai vostri amici se volete, se no lo sentite voi e secondo me vi ricordate di me e dell'Italia.Quando siete partito io pensavo che vi eravate portato tutte le cose belle con voi. Invece adesso lo so, adesso ho capito che mi avete lasciato qualcosa. Poi vi volevo dire che ho scritto una poesia, ma non ve la dico perchè mi vergogno. L'ho intitolata Canto per Pablo Neruda pure se parla del mare perchè è dedicata a voi. Se voi non foste capitato nella mia vita non l'avrei mai scritta. Sono stato invitato a leggerla in pubblico e, anche se so che mi tremerà la voce, sarò felice e voi sentirete la gente che applaudirà quando sente il vostro nome”

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